Oltre, ovvero il punto dove dovremmo guardare
Lunedì sera sono tornata al cinema. Non mettevo piede in una sala al chiuso dall’autunno del 2019 e sedermi tra le poltrone blu dell’Odeon è stato surreale. La sensazione familiare di essere di nuovo e ancora in un posto dove non ho solo visto tantissimi film, ma ho anche lavorato, per un breve periodo, si è fatta da parte per lasciare spazio a pensieri meno rassicuranti. In questi due anni, la vita ha accelerato in modo brusco, e convulso, mentre vivevamo l’illusione che qualcosa sarebbe andato più piano. Che noi avremmo seguito un ritmo più lento, che invece è diventato da subito sincopato. Bello e coinvolgente, all’inizio, ma ci siamo già accorti di quanto sia stancante.
È accaduto di tutto nelle nostre vite, in questi due anni. Le call hanno preso il posto delle riunioni fisiche, le lezioni di qualunque cosa — dalla cucina alle lingue straniere — si sono spostate comodamente online, la cinefilia si è ritagliata angoli di divano e coperte di fronte a un 50 pollici e a una piattaforma di streaming. Perché fuori piove e fa freddo, anche per quelli che non temono di prendersi un malanno dal vicino di posto, e perché magari da casa qualche mail si fa sempre in tempo a mandarla, senza neanche mettere in pausa il film. La spesa online, che è più comodo aspettare il furgone dell’Esselunga e non fare la fila in cassa. C’è il lavoro che ci tiene in vita, anche quando è l’unico appiglio e l’unica parvenza di normalità. La sveglia, il podcast con le news, il tappetino per lo yoga con il video di YouTube perché così si risparmia tempo, e ci si mette a lavoro prima.
Pensavo a questo, tra le poltrone dell’Odeon. Poi, nei 190 minuti successivi James Cameron mi ha portata su Pandora.
Nel vociare, le persone intorno a me chiedevano le une alle altre de avessero preso gli occhiali per il 3D. Per un attimo, uno soltanto, ho pensato che se ci fosse bisogno di occhiali per vedere la nostra, di realtà, nessuno li prenderebbe, prima di entrare in sala. Ciò su cui evitiamo di concentrarci è proprio quello che abbiamo davanti: vediamo strani colori, contrasti fastidiosi, ma ancora non siamo all’oltre. Oltre significherebbe vedere tutto ciò a cui abbiamo e stiamo rinunciando, e non è un bello spettacolo.